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29/04/2024 18:22
Rimpallo di responsabilità tra gli imputati per l’omicidio di Ibrahim Mohamed Mansour, il 44enne egiziano ritrovato morto carbonizzato nel gennaio di un anno fa alla frazione Morsella di Vigevano.
Un delitto che, secondo le ricostruzioni, sarebbe avvenuto in ambito familiare per le continue rivendicazioni economiche di Ibrahim per l’affidamento della bambina, avuta da Daniela Rondinelli, una delle figlie dei Rondinelli, la famiglia coinvolta nel delitto avvenuto nel capannone di Cassolnovo, in cui Ibrahim viveva.
Si è tenuta lunedì mattina l’udienza in Corte d’Assise a Pavia. A parlare, davanti alla giuria popolare presieduta da Elena Stoppini, sono stati Luigi D’Alessandro, compagno di Elisa Rondinelli, l’altra sorella, e Massimo Rondinelli, l’unico della famiglia già condannato a 19 anni per omicidio volontario.
D’Alessandro ha confermato di aver partecipato all’occultamento del cadavere di Ibrahim ma di non aver partecipato al delitto che, secondo le indagini, sarebbe avvenuto a colpi di pistola e fucile.
D’Alessandro ha affermato inoltre come la sera dell’11 gennaio 2023 fossero stati in tre diretti verso il capannone di Ibrahim, in cui il 44enne sarebbe stato ucciso. D’Alessandro ha già chiesto di patteggiare per il reato di occultamento di cadavere.
Massimo Rondinelli ha invece confermato quanto già emerso nell’udienza preliminare, ovvero che a sparare è stato solamente lui. Le armi non sono però mai state ritrovate.
Nel corso dell’udienza in Corte d’Assise sono stati ascoltati anche il capofamiglia Antonio Rondinelli e l’altro figlio Claudio Rondinelli, che hanno negato tutti gli addebiti contestati dalla procura. Ha scelto invece di non parlare davanti ai giudici la madre Carmela Calabrese. Il 13 maggio la parola passerà ai testimoni delle difese.