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20/01/2025 14:34
Una mattinata di scontri tra perizie e diagnosi quella vissuta oggi nella Corte d’Assise di Milano. Al centro del dibattito, la complessa vicenda giudiziaria che vede imputato Guido Pozzolini Gobbi Rancilio, accusato di aver ucciso la madre Fiorenza Rancilio, 73 anni, ereditiera di una nota famiglia di immobiliaristi. La donna il 13 dicembre del 2023 nella sua abitazione in via Crocefisso in pieno centro a Milano, fu uccisa dal figlio, che la colpì alla testa con un manubrio da palestra.
La giornata in aula si è focalizzata sulla valutazione dello stato mentale dell’imputato al momento del fatto. La consulenza psichiatrica richiesta dalla pm Ilaria Perinu, affidata allo psichiatra Raniero Rossetti, ha delineato un quadro di totale incapacità di intendere e volere. Secondo Rossetti, l’imputato è affetto da schizofrenia paranoide, una condizione che lo avrebbe portato a nutrire un’ostilità crescente verso i familiari, in particolare la madre, fino a desiderarne l’eliminazione.
Sulla stessa linea si è posta la difesa, rappresentata dall’avvocato Francesco Isolabella, che ha supportato la diagnosi attraverso un proprio esperto. Tuttavia, i legali della famiglia della vittima, Salvatore Pino e Federico Cecconi, hanno presentato consulenze alternative per dimostrare che l’imputato non era totalmente incapace di intendere e volere.
Secondo i loro esperti, Stefano Ferracuti e Giuseppe Sartori, alcuni comportamenti successivi al delitto, come la pulizia delle tracce di sangue, indicherebbero una capacità organizzativa. Inoltre, hanno sostenuto che l’imputato si sarebbe volontariamente intossicato con l’alcol prima di agire, un elemento che ridurrebbe la capacità di intendere e volere, ma non la escluderebbe del tutto.
La decisione finale spetta ora ai giudici togati Bertoja e Fioretta, che dovranno valutare se disporre una perizia psichiatrica supplementare per chiarire ulteriormente le condizioni mentali di Guido Rancilio. In caso di riconoscimento di incapacità totale, l’imputato potrebbe essere assolto e restare nella Rems (Residenza per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza) dove è attualmente detenuto.