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20/09/2024 16:51
Anche le controanalisi, svolte all’istituto di medicina legale di Milano, confermano: quando morì, probabilmente ucciso dalle botte dal fratello della sua ragazza, Angel Daniel Alvarado Mejia, non era sotto l’effetto di cocaina. L’uomo era morto in un appartamento di via Piave a Vigevano il 21 aprile dell’anno scorso. Lo ha stabilito la seconda perizia tossicologica disposta dal tribunale sul corpo del 28enne peruviano in base alle richieste dei legali del suo presunto assassino, il connazionale Mario Arteaga Rodriguez, 35 anni, che hanno chiesto per lui il rito abbreviato a patto che fosse accertata l’eventuale assunzione di droga nelle ultime ore di vita del giovane.
Secondo la difesa il fatto che il giovane fosse drogato avrebbe potuto infatti costituire una concausa della morte per emorragia. La seconda perizia, dopo la prima svolta a Pavia, ha spazzato via però ogni ulteriore dubbio. Secondo la ricostruzione l’imputato, fratello della fidanzata della vittima, lo avrebbe ammazzato di botte dopo una serata in famiglia.
Rodriguez sarebbe intervenuto per difendere la sorella che il fidanzato aveva aggredito. Tra i due uomini, che sembra avessero bevuto troppo, è scaturito un violento diverbio che presto è degenerato in uno scontro.
È a quel punto che Rodriguez avrebbe massacrato a mani nude il rivale per poi fuggire. I suoi difensori hanno sempre sostenuto che non voleva uccidere, chiedendo di derubricare l’omicidio da volontario a preterintenzionale, ma la tesi era stata respinta dal giudice per l’udienza preliminare. LA sentenza per il delitto di via Piave è attesa a metà novembre.