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01/04/2025 18:11
Si è aperto martedì il procedimento penale a carico di Liliana Barone, la 46enne accusata di aver ucciso lo zio acquisito Carlo Gatti a Canavera di Colli Verdi ai primi di febbraio dell’anno scorso. La donna è detenuta da oltre un anno presso il carcere di Vigevano, nonostante le reiterate richieste della difesa di scarcerazione. Nel corso dell’udienza preliminare davanti al giudice Riganti la difesa ha chiesto il rito abbreviato subordinato all’acquisizione di diverse consulenze, tra cui quella prodotta dal super-esperto della polizia scientifica Dario Redaelli, che dimostrerebbero da un lato come vi siano stati errori (anche clamorosi) nei rilievi sulla scena del crimine e, dall’altro, che le ferite alla testa riportate dall’anziano non sarebbero compatibili con una morte violenta, ma piuttosto con una caduta accidentale. Secondo la procura, al contrario, la donna avrebbe avuto un ruolo di primo piano nella morte dell’89enne, provocandogli tra l’altro fratture al costato e al volto in epoca ravvicinata al decesso.
La difesa, tuttavia, suffragata dalle consulenze oltre che dalla prima perizia del medico legale dell’istituto pavese, non ci sta: tutto - secondo il difensore Laura Sforzini che punta sull’assoluzione per non aver commesso il fatto - lascerebbe pensare a una caduta accidentale: compresa l’assenza di impronte insanguinate di Barone nella camera da letto di Gatti (ad eccezione di una sulla sua maglietta).
La decisione del Giudice per l’udienza preliminare è attesa per il 15 aprile.