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01/08/2025 14:16
Ancora un’evasione dal carcere di Bollate. La terza in appena 81 giorni. Stavolta a sparire è David Savic, 29 anni, cittadino italiano di origine serba, detenuto per furti in appartamento. La sua condanna scadeva ad aprile 2028. Doveva rientrare martedì sera, al termine di un permesso autorizzato. Non si è mai fatto vedere. Da allora, il suo nome è finito nel registro degli evasi, con una segnalazione estesa a tutte le forze dell’ordine.
Un episodio che pesa, perché segue da vicino altri due casi che hanno messo in discussione l’impianto delle misure alternative. Il più drammatico, a maggio, ha coinvolto Emanuele De Maria: ex detenuto modello, ammesso al lavoro esterno, fuggì all’improvviso facendo perdere le proprie tracce e in meno di 48 ore uccise la collega con cui aveva una relazione, aggredì un altro dipendente dell’hotel e si tolse la vita gettandosi dal Duomo.
Pochi giorni dopo, un’altra assenza non giustificata: Brenda Paolicelli, 45 anni, non rientra da una visita ai familiari. Con lei scompare anche il compagno, un uomo con precedenti penali. Sono passati due mesi e da allora, nessuna traccia.
Tre storie diverse, ma un unico comune denominatore: la possibilità concessa ai detenuti di allontanarsi dal carcere grazie ad un modello rieducativo fondato su fiducia e reinserimento. Una possibilità che ora divide l’opinione pubblica, tra chi difende il modello “aperto” di Bollate e chi invoca un giro di vite su permessi e semilibertà. Intanto, Savic è ancora in fuga.