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11/12/2025 18:51
Da una palestra di Muggiò al tetto del mondo. È da qui che è partito Matteo Avanzini, 21 anni, il nuovo campione iridato dei pesi massimi di kumite. Un ragazzo cresciuto tra tatami e allenamenti infiniti, che oggi riporta l’Italia sul gradino più alto della categoria più prestigiosa del karate.
La sua vittoria al Cairo è la consacrazione di un talento che in Lombardia conoscevano bene: due titoli europei Under 21, un Mondiale giovanile, ori a squadre con la nazionale senior. Risultati che avevano già suggerito il futuro, ma nessuno immaginava un’ascesa così rapida.
In finale, contro l’iraniano Abazari, è stata una battaglia di nervi e precisione. Colpi cercati, evitati, parità fino all’ultimo secondo. Poi il silenzio, il verdetto del giudice, il braccio alzato dalla parte dell’azzurro e una medaglia d’oro che pesa – letteralmente – tantissimo. Un successo che parla di tecnica, certo, ma anche di famiglia. A bordo campo, c’è anche il papà. Lui che, assieme alla mamma, l’ha sempre accompagnato a ogni allenamento e a ogni gara, da quando era un bambino. A loro, Matteo ha dedicato la sua vittoria.

Oggi, per tanti ragazzi e ragazze delle palestre lombarde, Avanzini non è solo un campione: è la prova che da quelle sale piccole può nascere un percorso enorme. E a soli ventun anni, il suo viaggio è appena cominciato.