Videonews


18/11/2025 17:43
In Lombardia si mette finalmente ordine sulla figura dell’assistente infermiere, introdotta dal Governo ma finora senza un vero inquadramento operativo. Il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità una risoluzione che definisce formazione, ambiti di intervento e limiti professionali. Un passaggio atteso, perché nei reparti — dove mancano oltre 3.600 infermieri — il rischio era di inserire personale con competenze incerte.
La nuova figura nasce come evoluzione dell’OSS, ma il documento chiarisce che non potrà sostituire l’infermiere laureato, né ridurne il numero. Potrà operare soprattutto nei servizi territoriali, nelle strutture socio-sanitarie e nell’assistenza ai cronici, con mansioni come il monitoraggio dei parametri, la gestione di cateteri e medicazioni.
Il cuore della risoluzione sta però nel percorso formativo: più ore di corso rispetto a quelle previste dal decreto nazionale, tirocini potenziati, un esame finale strutturato e un sistema di monitoraggio permanente. La formazione sarà in capo a Polis Lombardia e all’Accademia regionale, insieme a università, ordini infermieristici e ASST.
Il dibattito in Aula è stato acceso: Forza Italia e FdI difendono la figura dell’assistente infermiere come un modo per rafforzare la rete territoriale. M5S e Pd restano critici: il nome crea confusione, non risolve la carenza di personale e rischia di svalutare la professione infermieristica. Ma sul voto finale c’è stata convergenza bipartisan: meglio fissare regole ora, prima che la nuova figura entri nei reparti senza confini chiari.