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06/05/2024 16:03
Un abbraccio è arrivato anche da Abbiategrasso a don Flavio Pace. E’ stato l’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, a presiedere la cerimonia in Duomo durante la quale è stato ordinato arcivescovo. Flavio Pace, già sotto segretario del Dicastero delle Chiese orientali, 46 anni, è il più giovane arcivescovo italiano.
Nominato dal Papa segretario del Dicastero per la Promozione dell’Unita dei cristiani, è stato lo stesso monsignor Pace a chiedere che la sua ordinazione avvenisse nella sua Chiesa d’origine, quella ambrosiana. A concelebrare i cardinali Leonardo Sandri, Claudio Gugerotti, Kurt Koch ma anche tanti rappresentanti delle Chiese orientali.
Tra i tanti presenti in cattedrale anche le autorità locali di Abbiategrasso, dove don Flavio è rimasto diversi anni, lasciando una rete molto solida di amicizie e di rapporti umani. Circa 120 concelebranti per un rito, sempre suggestivo e particolarmente coinvolgente nei tanti gesti di alto significato, peculiari della liturgia dell’Ordinazione, partendo dal canto di invocazione dello Spirito e dalla presentazione dell’eletto che si porta davanti al Vescovo ordinante principale – monsignor Delpini – per la lettura del mandato del Papa e la presentazione all’assemblea della Bolla pontificia.
Poi, l’omelia dell’Arcivescovo con il riferimento, appunto, agli uomini che si fanno loro stessi preghiera vivente.
“Si cercano uomini di preghiera cioè uomini fatti preghiera, uomini disponibili ad attraversare le asprezze del deserto”, “si cercano uomini che si affidino allo spirito, inclini ad abitare il silenzio persino nelle sacrestie prima di inseguire l’ultimo segnale del cellulare”, “si cercano uomini così semplici e sapienti che siano anche poeti e cantori”, e quindi uomini di “dialogo”, “che vivano anche la riflessione con la cronaca per scaldare il cuore”, ha detto nell’omelia mons. Delpini. Con riferimento implicito al nuovo incarico di mons. Pace, Delpini ha aggiunto quanto sia “desiderabile l’unità tra le tra confessioni cristiane” sottolineando che “i ricordi possono anche alimentare rancori e non favorire il perdono”. Invece è necessario “esplorare le vie della diplomazia” per far germogliare “fiducia, pace e speranza”.
Ironico, come di consueto, il saluto finale di Delpini che si è rammaricato per la perdita di un sacerdote della sua Chiesa, “ma si sa – ha aggiunto – i sacerdoti di Milano sono i migliori e infatti il Papa ce ne ha già presi quattro”.