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08/05/2025 16:59
Nel cuore delle nostre città, uscire di casa, specialmente di sera, è diventato per molte donne un gesto tutt'altro che banale. Un gesto carico di ansia, condizionato dalla paura. È quanto emerge dal primo Rapporto Univ-Censis "La sicurezza fuori casa", che fotografa un’Italia dove la libertà di movimento femminile è sempre più sotto assedio.

Per tante donne, rientrare la sera non significa semplicemente tornare a casa, ma affrontare un percorso carico di tensione. La strada, un tempo luogo neutro o perfino liberatorio, diventa ora un territorio da attraversare con cautela, magari stringendo le chiavi tra le dita o fingendo una telefonata. A preoccupare non sono solo gli episodi di violenza, ma anche quella sensazione costante di essere osservate, seguite, vulnerabili.

Il fenomeno non riguarda solo singoli episodi ma si inserisce in un contesto più ampio di crescente insicurezza urbana. A Milano, ad esempio, la percezione si traduce in dati concreti: la città è tra le prime in Italia per incidenza di reati sulla popolazione. E mentre Roma guida la classifica per numero assoluto di reati, è proprio il capoluogo lombardo a registrare la maggiore frequenza in rapporto al numero di abitanti.

Ma oltre le statistiche, c'è la realtà di chi, ogni giorno, sceglie di non uscire per timore. Una rinuncia silenziosa, ma diffusa. Quasi la metà dei giovani confessa di aver evitato situazioni sociali per paura di aggressioni o furti. E tra le donne, la percentuale è ancora più alta.

Le violenze di genere, le molestie, gli scippi e i borseggi sono i reati che più colpiscono direttamente l’universo femminile.

In questo scenario, cresce anche il bisogno di protezione e di nuove forme di presidio. Non solo da parte dello Stato, ma anche attraverso il riconoscimento del ruolo sociale della sicurezza privata, sempre più vista come una presenza necessaria per ricostruire un senso di tranquillità.