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18/12/2025 18:45
L’ufficiale giudiziario arriva, verifica gli atti e dopo una mezz’ora circa se ne va. Lo sfratto, per ora, non viene eseguito ma rinviato: la nuova data è fissata a febbraio 2026. Siamo in via Catania 40, a Sesto San Giovanni, nell’hinterland milanese.
La donna coinvolta è una lavoratrice con un reddito molto basso, madre di quattro figli. Abita in una casa Aler e da più di un anno versa regolarmente il canone. La morosità che oggi pesa su di lei affonda le radici nel passato: dopo l’abbandono del marito e un periodo di forte fragilità personale, per una mancata consegna di documenti le era stato applicato un affitto sproporzionato, superiore ai 900 euro mensili.
Grazie all’intervento del sindacato, la situazione era stata rimessa in ordine: ricollocazione nella fascia di reddito corretta, riduzione dell’importo dovuto e la firma di un accordo che prevedeva un rientro graduale dal debito. Un’intesa che, secondo i rappresentanti dei lavoratori, oggi Aler non starebbe rispettando, impedendo di fatto alla signora di proseguire il percorso concordato.

Il paradosso è tutto qui: mentre si tenta di mandare via una famiglia in difficoltà che sta pagando l’affitto, nel quartiere risultano circa 200 alloggi popolari vuoti, metà comunali e metà Aler. Appartamenti inutilizzati da anni, spesso in condizioni fatiscenti, come segnala chi risiede in zona. Una situazione che ha spinto cittadini e sindacati a mobilitarsi con presidi e picchetti.