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13/12/2025 17:18
Gli addetti ai lavori lo dicono quasi sottovoce, per scaramanzia, ma da quasi 5 mesi ormai l’incubo degli allevatori che va sotto il nome di peste suina africana sembra scomparso. L’ultimo cinghiale infetto è stato ritrovato ai primi di luglio e non ci sono stati nuovi focolai negli allevamenti. L’unità veterinaria della Regione, di concerto agli altri enti preposti, sta valutando le prime domande di “riaccasamento” (ovvero di ripresa dell’allevamento) laddove questo era stato interrotto o fortemente limitato dalle restrizioni per contenere il virus che ha portato all’abbattimento e alla distruzione di oltre 100mila suini (su 240mila allevati abitualmente) in provincia di Pavia e a danni per il comparto di oltre 15 milioni di euro.
Accanto all’aumento della biosicurezza negli allevamenti, la drastica riduzione della circolazione virale è senz’altro da attribuire alla diminuzione dei cinghiali selvatici, vettori della malattia.
Secondo i dati dell’unita veterinaria regionale nel 2024 sono stati analizzati 2171 cinghiali (per la maggior parte abbattuti durante le operazioni di depopolamento) di cui circa il 10% positivi alla Psa. Nel 2025, invece, dei 930 selvatici (abbattuti o trovati morti) sottoposti ad analisi soltanto 57 erano positivi al virus.
Anche nel vicino Piemonte gli ultimi dati sembrano confermare un forte rallentamento del virus, mentre in Liguria si è riscontrato un lieve aumento con due casi di cinghiali infetti trovati nelle province di Genova e La Spezia.