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11/09/2025 17:40
Due buste sigillate, custodite nello studio della notaio milanese Elena Terrenghi, hanno svelato l’ultima volontà di Giorgio Armani. Lo stilista, scomparso a 91 anni lo scorso 4 settembre, aveva scritto di suo pugno due testamenti, il primo datato 15 marzo e il secondo 9 aprile. I documenti sono stati aperti e pubblicati il 9 settembre.
Non aveva eredi diretti, eppure ha costruito un vero e proprio mosaico di successione. I contenuti restano riservati, ma non mancano le ipotesi. Al centro, dovrebbe esserci la Fondazione Armani, nata dieci anni fa insieme al compagno e storico braccio destro Leo Dell’Orco e al banchiere Irving Bellotti. Accanto a lei, i tre nipoti: Silvana e Roberta, figlie del fratello Sergio, e Andrea Camerana, figlio della sorella Rosanna. Saranno loro a raccogliere l’eredità di un impero che non è solo moda, ma anche case, ville e ricordi: dalla dimora di via Borgonuovo a Milano, cuore pulsante del suo stile, alla villa di Pantelleria, dalle residenze di Saint Moritz, Parigi e Saint Tropez alla Capannina di Forte dei Marmi, acquistata di recente quasi come vezzo mondano.
Il patrimonio, che sfiora la totalità del gruppo Armani, comprende anche opere d’arte e, secondo indiscrezioni, potrebbe includere lasciti personali a chi lo ha accompagnato lungo il cammino, magari collaboratori storici o enti benefici. Ancora una volta, Armani ha scelto la discrezione, affidando al silenzio dei suoi fogli vergati a mano l’ultima parola sul suo destino. Un testamento che più che un documento legale, sembra l’ultimo gesto di stile di un uomo che ha saputo trasformare la sua vita in un racconto di eleganza senza fine.