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18/12/2025 18:21
Visibilia Editore era già in difficoltà da anni. Molto prima che la crisi esplodesse. È quanto emerge dalla deposizione del primo testimone nel processo per falso in bilancio che vede imputata la ministra del Turismo Daniela Santanchè, fondatrice ed ex presidente del gruppo editoriale.
In aula, un investigatore della Gdf ha ricostruito lo stato di salute dell’azienda: già dal 2016 Visibilia si trovava in un forte squilibrio finanziario. Perdite evidenti, indicatori negativi e una condizione che, secondo gli inquirenti, era ben nota a chi guidava il gruppo.
Al centro dell’accusa c’è una voce contabile: l’“avviamento”, cioè il valore attribuito alla capacità dell’impresa di generare reddito. Un importo iscritto per oltre 4 milioni di euro e mai ridotto, nonostante i risultati in rosso. Per le Fiamme Gialle, quella cifra avrebbe dovuto essere rivista già nel 2016.
Eppure, la svalutazione arriva solo anni dopo, nel bilancio 2021, quando entra in gioco la società di revisione Deloitte, che impone un taglio di 2,7 milioni. A quel punto, però, per Visibilia è già troppo tardi.
Nel frattempo il titolo in Borsa crolla: dal 2016 al 2022 perde quasi tutto il suo valore. Per ogni euro investito, ne resta solo una minima parte. Secondo gli accertamenti, l’azienda non era più in grado di far fronte agli impegni economici.
Le indagini partono dall’esposto dei soci di minoranza, depositato nel 2022. Da lì, Procura e Guardia di Finanza passano al vaglio conti, verbali e documentazione interna. Il nodo resta uno: quelle criticità erano conosciute, ma non affrontate.
Ora spetta al tribunale stabilire se i numeri restituissero un’immagine diversa dalla realtà. E se quel silenzio, davanti ai dati, abbia avuto conseguenze penali.