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11/12/2025 15:14
Forse la parola fine ad una storia triste, che parla di legami familiari spezzati, di violenza e di bugie. La vicenda di un appartamento in zona Casoretto, dove una donna di 75 anni, Piera Stefanina Riva, è stata uccisa da chi avrebbe dovuto proteggerla.
Non si tratta solo di una sentenza, ma di un percorso fatto di tensioni, di liti vissute dietro le porte di casa, di aiuti chiesti agli altri che non sono bastati. Per anni la signora Riva aveva avuto problemi con il figlio, Pietro Federico Crotti, fino a quando quella relazione difficile non è degenerata oltre ogni limite.
Le indagini raccontano una scena agghiacciante: Crotti ha ucciso la madre strangolandola con una cintura e, nel tentativo di nascondere il crimine, ha cercato di far credere che fosse morta per una caduta accidentale in casa. Ma i segni, i video, le testimonianze, e soprattutto i movimenti sul conto bancario della donna — con 30 mila euro prelevati subito dopo — hanno smascherato la messinscena.
All’origine di tutto, oltre all’odio che può trasformarsi in violenza reale, c’erano i soldi, la convivenza forzata, un rapporto segnato da litigi precedenti e da richieste di aiuto che erano arrivate alle forze dell’ordine prima del dramma finale.
La Corte d’Assise di Milano ha giudicato il figlio colpevole di omicidio pluriaggravato con premeditazione e maltrattamenti familiari, infliggendo la pena dell’ergastolo. Una condanna che chiude un capitolo di cronaca, ma che apre interrogativi su quanto fragile e complesso possa essere il tessuto dei rapporti dentro una famiglia.