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12/12/2025 15:06
Lo Spid usato come grimaldello per entrare nei sistemi dell’Agenzia delle Entrate e creare rimborsi fiscali inesistenti. Parte tutto da qui la maxi-truffa dei “730 fantasma”, smascherata dalla Guardia di Finanza con un’indagine coordinata da Milano.

Gli investigatori hanno ricostruito un meccanismo semplice ma devastante: centinaia di dichiarazioni 730 presentate online utilizzando credenziali digitali di cittadini ignari, con dati inventati ma sufficienti a far scattare rimborsi veri. In totale, 180 mila euro di denaro pubblico indebitamente percepito.

Secondo l’accusa, l’indagato, raggiunto da una misura cautelare del Gip del Tribunale di Milano, avrebbe recuperato informazioni personali tramite un call center di forniture luce e gas. Durante le telefonate, carpiva dati sensibili degli utenti: numeri di documento, codici fiscali, elementi sufficienti per generare lo Spid o usarlo impropriamente per l’accesso.
Una volta dentro la piattaforma dell’Agenzia delle Entrate, la seconda parte della frode: presentare Modelli 730 costruiti ad arte e far confluire i rimborsi su 59 conti correnti online. Conti che risultavano formalmente intestati alle stesse vittime, ma in realtà aperti e gestiti dall’indagato.

È l’esito dell’operazione “Dark Spid”, un’indagine nata e sviluppata nel capoluogo lombardo dalla Polizia Valutaria, che ha incrociato accessi informatici, flussi bancari e movimenti sospetti fino a bloccare il circuito di frodi.
Una rete sofisticata che per mesi ha sottratto soldi allo Stato e violato l’identità digitale di decine di persone, fino allo stop arrivato oggi da Milano.