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16/04/2025 15:57
Sarà sottoposta a una perizia psichiatrica Liliana Barone, la donna accusata d’omicidio di Carlo Gatti nella sua casa di Canavera di Ruino, a Colli Verdi, la notte fra il 3 e il 4 febbraio dello scorso anno. Lo ha deciso il giudice per l’udienza preliminare Luigi Riganti, accogliendo la richiesta della difesa di Barone, tuttora in carcere a Vigevano. Il perito sarà incaricato dal tribunale alla prossima udienza, il 6 maggio: dovrà stabilire le esatte condizioni di salute psichica della donna anche alla luce di passati problemi di alcolismo.
La difesa sostiene che la morte di Gatti, molto anziano e con gravi problemi di salute, sia conseguenza di un tragico incidente domestico avvenuto attorno a mezzanotte. La nipote acquisita si sarebbe accorta di quanto accaduto solo la domenica mattina e, nel tentativo di rianimarlo, si sarebbe sporcata con il suo sangue per poi dare l’allarme.
Lo stato di confusione mentale derivante dallo shock unito all’assunzione di alcool avrebbero contribuito a far aumentare i sospetti su di lei, con ricostruzioni dei fatti incongruenti e ammissioni di colpe che, in realtà, non ci sarebbero dunque state. È quanto sostenuto nelle consulenze tecniche prodotte dalla difesa e acquisite dal tribunale nell’ultima udienza, tra cui quella del super esperto della polizia scientifica Dario Redaelli.
Il criminologo sostiene, tra l’altro, che gli schizzi di sangue nella camera da letto di Gatti non sarebbero compatibili con la ricostruzione dei Ris di Parma, che presupponevano un colpo alla nuca inferto con violenza al povero anziano. Il rapporto di Redaelli e l’autopsia eseguita a Pavia su disposizione della Procura poco dopo il decesso tuttavia, secondo l’avvocato difensore Laura Sforzini, smentirebbero totalmente la tesi dell’aggressione. La Procura di Pavia, tuttavia, come detto anche sulla base dei rapporti dei Ris, la pensa diversamente.