18/12/2025 18:15
C’è un momento, nel traffico di una mattina qualunque, in cui il tempo si ferma. Non per un incidente, non per un ingorgo, ma per una scelta.
Succede a Milano, in via Cesare Pascarella, sotto la pioggia. Un autobus di linea rallenta, poi si ferma. L’autista scende di corsa. A terra c’è un uomo che non respira. In quel momento non c’è più una corsa da rispettare, non ci sono passeggeri da portare a destinazione. C’è solo una vita.
Giovanni, quarant’anni, autista Atm da venti, fa quello che sa fare: controlla il polso, capisce subito la gravità e inizia il massaggio cardiaco. Intorno a lui, sul bus, nessuno resta a guardare. I passeggeri chiamano il 112, coordinano i soccorsi, aspettano. È una catena silenziosa che funziona, perché ognuno fa la sua parte.
L’uomo, 59 anni, viene portato d’urgenza al Niguarda. Resta in condizioni critiche,. Una storia semplice, senza eroi proclamati. Ma racconta qualcosa di potente: che la città non è fatta solo di corse perse e ritardi, ma anche di persone che sanno fermarsi. E che a volte, il servizio pubblico più importante non è arrivare in orario, ma arrivare in tempo.