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01/07/2025 18:14
E' stato respinto dalla Cassazione il ricorso della Procura generale di Milano contro la concessione del regime di semilibertà ad Alberto Stasi. Il 41enne, unico condannato in via definitiva per il delitto di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco nell'agosto del 2007, aveva ottenuto la misura alternativa l'11 aprile scorso, su concessione del Tribunale di Sorveglianza. Stasi, in sostanza, può trascorrere parte della giornata all'esterno del carcere di Bollate per svolgere attività lavorative o formative, utili al reinserimento in società.

La Procura generale di Milano aveva però presentato un ricorso contro la decisione dei giudici per presunti "vizi di legittimità" nella motivazione. La Procura contestava, in particolare, la mancata richiesta di autorizzazione da parte di Stasi a rilasciare la famosa intervista al programma "Le Iene", andata in onda il 30 marzo e realizzata durante un permesso premio per un ricongiungimento familiare.

Per i legali del 41enne, invece, Stasi non doveva richiedere alcuna autorizzazione specifica per l'intervista, come precisato dalla direzione del carcere di Bollate e poi dai giudici di Milano. Secondo gli avvocati Giada Bocellari e Antonio De Rensis non venne quindi "violata alcuna prescrizione". Nelle scorse ore è arrivata la decisione della Suprema Corte: Stasi resta in regime di semilibertà.

Sul fronte della nuova inchiesta per il delitto di Garlasco, intanto, dalle prime analisi sulle campionature dei trenta fogli di acetato non sarebbe stato trovato materiale sufficiente per estrarre profili di Dna comparabili. Nemmeno sull'impronta 10, quella trovata vicino alla porta di ingresso, che veniva considerata dagli investigatori la presunta "mano sporca" del killer. Questi ultimi risultati, insieme agli esiti genetici raccolti sulla spazzatura conservata nella villetta di via Pascoli, saranno al centro del confronto di venerdì 4 luglio, quando è in programma un altro appuntamento dell'incidente probatorio.